mercoledì 16 novembre 2011

Olive all'ascolana?

Olive all'ascolana? Ehm...  non proprio o forse potremmo chiamarle Olive all'ascolana all'incontrario, se non fosse che le ricette tradizionali non si dovrebbero toccare, né  tanto meno stravolgere! ;))
Certo tutti saprete che la vera ricetta della tradizione marchigiana presuppone una certa manualità, gli ingredienti giusti e il tempo che ci vuole...
Ecco, il tempo... Pare proprio che oggi nessuno possa godere del privilegio - perché tale è, secondo me - di passare un po'  più di tempo in cucina a preparare qualche buon manicaretto che allieti la tavola. E' quasi scontato che le donne di oggi, arrancando tra casa, lavoro, figli, entrino in un supermercato e arraffino al volo prodotti già pronti o surgelati. Ma perché non provare a preparare qualcosa di buono, semplificandone al massimo il procedimento? Certo, non sarà la stessa cosa, la ricetta non rispetterà tutti i passaggi canonici, ma potremo gustare ugualmente un buon cibo genuino, preparato con le nostre mani, che non richiederà molto più del tempo necessario a scongelare un prodotto già pronto.


OLIVE 1

Credo che tutti conosciate la ricetta tradizionale delle Olive all'ascolana...
Si soffriggono in poco olio e burro 3 tipi diversi di carne (vitello, maiale e tacchino); si tritano; si mescolano a mortadella, formaggio, uova; si tagliano a spirale le olive, per snocciolarle e farcirle col composto di carni (impresa non proprio semplicissima); si ricompongono le olive; si passano nella farina, nell'uovo sbattuto, nel pangrattato e infine si friggono.
Quanti di voi sono disposti a fare tutto ciò per preparare un piccolo finger food che in cinque minuti viene puntualmente spazzolato? 
Allora provate ad applicare la regoletta di matematica  imparata all'elementari, quella che invertendo l'ordine dei fattori il prodotto non cambia ;))) e preparate le polpette farcite di olive, le Olive all'ascolana all'incontrario appunto...  avrete così degli ottimi stuzzichini da servire con un aperitivo, in molto meno tempo! ^_^.


Olive all'ascolana all'incontrario


OLIVE4


500 gr di carne tritata mista di vitello e maiale ( ho omesso il tacchino)
200 gr circa di olive verdi snocciolate e sgocciolate (dovrebbero essere circa una cinquantina, ma anche più)
2 uova
50 gr di mollica di pane raffermo
50 gr di mortadella tritata grossolanamente
50 gr di parmigiano (circa)
pangrattato q.b.
sale q.b.
olio extra vergine (per friggere)


Ammollate la mollica di pane in un po' d'acqua o latte, strizzatela benissimo e mescolatela a tutti gli altri ingredienti, procedendo ad impastare a mano come descritto QUI e QUI. ;)
In ogni polpetta inserite un'oliva che avrete precedentemente tenuto a sgocciolare e asciugato su un vassoio coperto da un canovaccio. Date alle polpette la forma ovoidale delle olive, passatele nel pangrattato e friggetele in olio profondo. Tenete l'olio dapprima ad una temperatura media (non troppo alta, quindi) per dare modo all'impasto di cuocersi in manieraomogeneo e successivamente aumentatela per far prendere colore alle polpette. Se non avrete ben compattato l'impasto, le polpette potrebbero aprirsi, per cui fate attenzione a formarle nel modo giusto. In ogni caso, se proprio non volete correre rischi, potrete sempre infarinarle e passarle nell'uovo sbattuto, prima di rotolarle nel pangrattato, come si fa per le vere olive all'ascolana. 


Spero di esservi stata utile,

Ornella

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mercoledì 12 ottobre 2011

Fave scarfate con riso, cipolla e uva

Quando un pugliese lascia la sua terra per vivere altrove ne conserva un ricordo struggente...
Rammenta vocaboli e modi di dire del suo dialetto spesso dimenticati, ma soprattutto i profumi e i sapori, rimasti indelebili nella  memoria, gli riportano alla mente scene di  vita familiare: mamme, nonne, zie, intente a rimestare nelle pignate poste sulla cucina economica;  uomini e bambini intorno alla tavola imbandita; scene di gioia e di serenità incise nella memoria.
Così Roberto, un caro vecchio amico perso di vista  sin dai tempi dell'Università - lui a Torino, io a Bari -  ritrovato dopo anni grazie a Internet, mi racconta via mail  di una ricetta con le fave, di cui non avevo mai sentito parlare prima. Forse tipica del suo paese (Carosino) oppure cucinata da sua madre per accontentare il marito che era di origine salentina. Chissà...?!
 Eh sì sì, allora usava imparare dalle suocere le ricette preferite dai futuri compagni di vita, per non far rimpiangere loro la cucina di mammà! Altri tempi... Non c'era Internet e neppure i blog. ;) 
Una volta - ammazza quanto mi sento vecchia ;) - si imparava a cucinare de visu, cosi che, oltre alle ricette della propria famiglia, si apprendevano "furbescamente" pure quelle  della suocera, che andavano a contaminare, certamente arricchendo, il proprio patrimonio culinario.
Ebbene Roberto mi scrive testualmente: "Dopo aver cotto e lavorato le fave come descrivi nella tua ricetta, magari il giorno prima che così risidiano (ndr:riposano) - le minestre scarfate (ndr:scaldate) sono più buone... - si fanno friggere in olio extravergine pugliese, delle cipolle (meglio se rosse, sono più dolci...) fino al rosolamento (anche un poco di più...)  - la sorella di mio nonno le faceva quasi bruciare...sapore divino! - quindi le si versa con tutto l'olio di frittura sul puré di fave, tenuto fresco (non freddo, ché si perde il sapore...) e si mangia accompagnando il tutto  con crostini di pane abbrustolito e con chicchi di dolcissima uva bianca nostrana. 
E' uno spettacolo!!!! Qualcuno ci mette anche del riso lessato in acqua salata...altra variante.
Certo saprai che i nostri contadini lasciavano apposta un poco di puré per ripassarlo il giorno dopo nella pignata, sul fuoco della cucina economica, dopo avergli aggiunto un pugno di farina, acqua, olio e peperoncino. Nel dialetto del mio paese si chiamava  " 'ndrommese"
Non so da dove arrivi il termine; credo di poter ipotizzare una provenienza araba; o greca... Forse l'esclamazione di piacere di Ercole (ndr: Secondo Aristofane, pare se ne cibasse in grande quantità), un poco rincoglionito dal Primitivo...va' a sapere. :DDDD
 Certo arrivava dalla povertà, della cui dignità s'è purtroppo perso il senso."

Fave scarfate con riso, cipolla e uva

Purè di fave, riso e uva

Che altro posso aggiungere? La ricetta è già stata ben spiegata...
Il mio parere, dopo averla gustata, è che rappresenta un raro esempio di sapori bilanciati alla perfezione, incredibilmente e sorprendentemente buonissima!!!!!
Adoro le ricette di famiglia molto più di tante strampalate novità, strombazzate a destra e a manca come piatti da urlo. E che  grande ricchezza  rappresenta la nostra cucina antica di tradizione... Ne vogliamo parlare? Che bellezza!!! *_* 
Spero che la ricetta di Roberto vi piaccia, tanto quanto è piaciuta a me!

Buonissima giornata a tutti,
Ornella


 EDIT 20/8/2017


 Dopo aver parlato di questa preparazione nel 2011 grazie al mio amico Roberto, altre coferme autorevoli dell'uso di unire l'uva al puré di fave riscaldato sono arrivate da altri cultori del cibo pugliese.  Alcuni parlano di uva bianca, altri di uva nera, meglio se uva da vino. Quello che emerge dai loro ricordi è che certamente questa usanza è molto molto antica. 
Perchè non si perdano le tracce di questi ricordi, riporto fedelmente quanto scritto.

Alla fine dell'estate 2011 durante un week end a Campomarino di Maruggio un mio caro amico mi fece assaggiare un antico piatto della tradizione locale, il purè di fave con uva di primitivo di Manduria. Uno di quei piatti legati al momento della vendemmia e al territorio che prima non conoscevo e che comunque appartiene alla tradizione e a nessun altro. Io ne ho solo lasciato traccia, dopo attenta ricerca, scrivendo un articolo pubblicato su Italia a Tavola nel gennaio 2012
Miki Artifix 1978 tour del Salento in campeggio nautico ....mangiai lo stesso piatto ! noi offrimmo del pesce appena pescato
Vittorio Stagnani I miei ex suoceri di Ceglie Messapica mi parlarono anni fa di questo piatto. Lo preparai mischiando ai chicchi al macco. Eccezionale! Ne scrissi in un mio libro "I racconti della pentola". C'era la consuetudine (racconto di Lino Carparelli) tra i vendemmiatori di mangiare il macco senza olio, ma con chicchi d'uva bianca, raccolti lì per lì dalla vigna. Era questo tutto il pranzo. Serenità!
Cosimo Lombardi Ottimo piatto. 
Quanto all'uva, quando mi è possibile, prediligo quella da vino.
Primitivo o negramaro.

Preferibilmente grappoli spargoli.
Cosimo Lombardi Io la mangio da sempre. 
E prima di me, i miei genitori, nonni ecc.
Ricette di masseria.
Rosa Patrizia Landi Scoop! Prima ho mandato il link a mia sorella e ora mi ha risposto che il marito le ha sempre detto che quando era piccolo a Francavilla mangiavano sempre il purè di fave con l'uva!
Alessandra de Leonardis Ornella ! La conosco bene questa ricetta 💗 e mi ricordo come ieri il piatto con su il bel grappolo d'uva bianca che mio nonno spiluccava per accompagnare le fave scarfate 😍
Silvia Fumarola A Martina si dice fef scafèt... 😊 il riso si aggiungeva per "allungare" se non erano sufficienti per tutti
Ne ho mangiato la versione con l'uva, molto buona, una ventina di anni fa da Lillino del Cibus, a Ceglie Messapica. Ciao Ornee😘
Ornella Mirelli Sono felice di aver stimolato i vostri ricordi!!!!
Gestire
Alessandra de Leonardis e sono i ricordi più belli 💗
Rimuovi
Ornella Mirelli E' per voi che continuo a scrivere sul blog!!!












Con questa ricetta partecipo alla raccolta settimanale di WHB# 305 che in questa settimana viene ospitata da Cindystar.  Haalo è l'organizzatrice in carica, Kalyn è la fondatrice e  Brii è l'organizzatrice Italiana.

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